ALLARME ALIMENTAZIONE IN AMERICA COME IN VENETO
ALLARME ALIMENTI PFAS
Anche in Italia bisogna evitare lo spargimento di fanghi da depuratore nei campi. Sembra che queste cose non interessino a nessuno ma il tumore al seno, per dirne una è amentato del 30% nelle giovani donne.
Ecco, qui sotto, un articolo interessante che ci fa riflettere.
Allarme Pfas nelle fattorie del Maine fertilizzate coi fanghi di depurazione
Di
12 Giugno 2019
Tanto tuonò che alla fine piovve. Per il momento in Maine, lo Stato più a
nord est degli Stati Uniti. Ma la storia raccontata da The Intercept (il giornale che ha
tirato fuori le carte che dimostrano il processo farsa all’ex presidente Brasiliano
Lula che stanno facendo il giro del mondo) potrebbe portare più di una nuvola
nera anche da noi.
Ma andiamo con ordine e torniamo nel Maine, dove è stato scoperto che il
terreno, il fieno e il latte delle mucche della fattoria contengono livelli estremamente
elevati di PFAS. Sostanze chimiche estremamente pericolose per l’uomo e
decisamente resistenti nel terreno. Composti che generalmente si trovano negli
scarichi industriali e invece nei terreni degli agricoltori nordamericani sono
finite tramite i fanghi di depurazione. Quelli testati dal Dipartimento
per la protezione dell’ambiente del Maine sono stati contaminati con prodotti
chimici PFAS, secondo i documenti ottenuti da The Intercept. Lo Stato ha
testato il fango, i rifiuti solidi che rimangono dopo il trattamento dell’acqua
domestica e industriale, per la presenza di tre “sostanze chimiche
persistenti”: PFOA, PFOS e PFBS. Dei 44 campioni prelevati dalle fattorie del
Maine e da altre strutture che distribuiscono il compost prodotto dai fanghi, tutti
contengono almeno uno dei prodotti chimici PFAS. In tutti tranne due dei
campioni, le sostanze chimiche hanno superato le soglie di sicurezza per i
fanghi che il Maine ha stabilito all’inizio dello scorso anno.
Da lì al latte delle mucche, il passo è stato ovviamente breve e a marzo lo
Stato del Maine ha annunciato che avrebbe temporaneamente interrotto
l’applicazione dei fanghi e avviato i test, dopo aver trovato il latte
proveniente da una fattoria di Arundel, contaminato. Questi risultati, spiega il
giornale americano, che non sono ancora stati pubblicati o riportati,
provengono dal primo round di test. Sono stati raccolti altri 28 campioni ma le
analisi non sono ancora disponibili.
Pfas anche nel piatto
L’evidenza di una contaminazione diffusa dei fanghi arriva pochi giorni
dopo che uno studio sulla Food and Drug Administration ha rivelato che i PFAS
sono stati trovati anche nei prodotti alimentari. L’indagine, condotta dai
chimici della FDA ma resa pubblica dal Fondo per la difesa ambientale e dal Gruppo
di lavoro sull’ambiente, ha rilevato 16 sostanze chimiche PFAS in campioni di
alimenti raccolti da negozi di alimentari nella regione del Medio Atlantico.
Tutti i PFAS persistono indefinitamente nell’ambiente e molti hanno
mostrato di danneggiare le persone. PFOA e PFOS, i due più conosciuti di questa
famiglia, sono stati collegati a effetti sullo sviluppo, la riproduzione e il
sistema immunitario, oltre a tumori, malattie della tiroide e obesità. Mentre
la FDA afferma che “sta lavorando per capire meglio la potenziale esposizione
alimentare alla PFAS”, i ricercatori hanno già chiaramente dimostrato che le
verdure possono assorbire le sostanze chimiche PFAS dal terreno nelle loro
foglie. E l’EPA ha notato che la dieta è probabilmente la fonte primaria di
esposizione umana.
Caro ministro Costa, cosa spettiamo
per intervenire?
Le nuvole nere che si sono addensate al di là dell’oceano potrebbero ben
presto arrivare anche in Italia dove lo scorso dicembre il Senato ha approvato
in via definitiva la conversione in legge del decreto Genova che. L’articolo 41 del provvedimento infatti ha
aumentato di venti volte il limite degli Ipa, Idrocarburi policiclici
aromatici, nei fanghi di depurazione usati per concimare i campi e nello stesso
tempo ha innalzato in modo spropositato i livelli di diossine e metalli
pesanti, con gli emendamenti peggiorativi approvati alla Camera.
A differenza del Maine, però, dove per lo meno lo Stato ha condotto prove
in campo per valutare gli effetti dello spargimento dei fanghi, da noi non ci
risulta che nessun ente stia monitorando l’effetto sulla terra che i fanghi
stanno comportando. Come ha anche confermato l’inchiesta di Fanpage a cui l’Arpav ha ammesso
candidamente di non fare analisi sui terreni. E il ministro Costa, che in
occasione della nostra petizione per fermare i fanghi tossici che avvelenano il made in Italy
aveva promesso una rapida correzione del decreto, non ha ancora trovato il
tempo per intervenire. A oggi le firme che abbiamo raccolto sono poco meno di
80mila: a loro come a tutti quelli che consumano frutta, verdura e latte
italiano sarebbe il caso di dare una risposta, non crede ministro?
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